In questo libro delicato ,intenso e commovente che vede come protagonista una ragazzina che si trova ad affrontare un evento per lei incomprensibile , ancora una volta l’autrice ungherese si conferma capace di uno scavo dell’interiorità davvero sorprendente. Ditelo a Sofia ….. sono le ultime parole che il padre pronuncia prima di morire e da quel momento comincia per Sofia, bambina sola , incompresa dalla madre e dalla scuola, un percorso di formazione che la porterà a dare una risposta ad un interrogativo dapprima per lei incomprensibile. Il libro non è certo all’altezza dei capolavori della Szabo’ ,ma lo stile è inconfondibile; sono presenti i temi a lei cari, il difficile e tormentato rapporto con la madre , il tema dell’educazione dei fanciulli e su come essere docente ( l’autrice, nella realtà insegnante, è una delle protagoniste del libro con il suo vero nome ) , l’incomunicabilità che avvolge e a tratti sembra soffocare i personaggi ( molto ben delineata la figura del bidello) , un libro insomma che affascina perché mette in risalto lo stupore ingenuo con cui i ragazzini guardano al mondo adulto senza comprenderne i perversi meccanismi e di contro l’incapacità degli adulti a dare voce a quel “ fanciullino” che dorme in ciascuno di noi e che, se risvegliato, darebbe un po’ di poesia alla vita.